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Il tuo aspetto funesto,

ricorda la vita, le risate delle feste, 

felicità al tavolo. 

il tuo appetito inquieto, 

l'intestino avaro che ti mangia, 

divora le pagine.

La tua immagine sublime,

è il buoi che proietta le piume, 

sull'architrave della porta.

Da lì risuona la  tua voce, 

come coscienza,

filosofia  e letteratura. 















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